Anni di piombo, Tagliente: molti rappresentanti delle forze di polizia, uscendo da casa, non sapevano se sarebbero tornati

(AGENPARL) – Roma, 21 mar 2018 – “Erano gli anni degli attentati con agguati, gambizzazioni e uccisioni. Nella società si generò un clima di pericolo, di insicurezza e di paura, anche perché venivano colpiti pure singoli cittadini rappresentanti della società civile, dirigenti di azienda, giornalisti, uomini politici, della magistratura, del mondo carcerario, delle forze dell’ordine e persone degli altri apparati dello Stato. Molti rappresentanti delle forze di polizia, uscendo da casa, non sapevano se sarebbero tornati”.

Lo scrive su FB il prefetto Francesco Tagliente rispondendo ad un post di un suo follower.
“La paura – aggiunge Tagliente – è un sentimento umano che riuscivamo a dominare. Quello che non si riusciva a gestire era il timore che potesse capitare qualcosa ai nostri familiari. Penso comunque che sia necessario fare una distinzione tra i funzionari, il personale degli Uffici investigativi e gli operatori delle Volanti costretti ad uscire e rientrare a casa da soli e, a causa dei turni, in fasce orarie prevedibili.

Io posso parlare delle Volanti. Consapevoli che alcuni colleghi erano stati colpiti con azioni imprevedibili e in maniera vigliacca, in tanti si videro costretti a cambiare continuamente abitudini, itinerari e orari di uscita e rientro. Quasi tutti tolsero o cambiarono il nome dal citofono e dal portone di casa. Ci fu chi decise di allontanare la famiglia dalla sede di servizio.

Al termine dei turni il personale che dormiva negli alloggi collettivi di servizio veniva accompagnato con un pullman scortato dalle volanti. E alcuni ammogliati per evitare di far conoscere l’indirizzo di casa preferivano dormire negli alloggi delle caserme”.

Negli anni della cosiddetta strategia della tensione, che misero a dura prova gli operatori di polizia, ma in particolare quelli impegnati nella Capitale, Il prefetto Francesco Tagliente era in servizio alla squadra Volante della Questura Roma.

Il prefetto Tagliente ha conservato un particolare legame con i suoi compagni di viaggio degli anni 70^ manifestando una grande attenzione per le vittime del terrorismo. A conclusione del suu mandato da Questore a Roma, in una intervista rilasciata a Paolo Gambescia, pubblicata nel libro “Doppiavela 21, 113 pronto! Una storia tra storia e Immagini” edito dalla Franco Angeli, dedica la sua esperienza romana “ai caduti della Polizia di Stato, che hanno creduto nel loro lavoro fino al sacrificio”. Peraltro conclude quella intervista dicendo che “Mantenere viva la memoria di quelle vite significa alimentare il senso dello Stato per il quale quelle vite stesse sono state sacrificate” E proprio alle vittime del terrorismo e del dovere rende omaggio, chiedendo a Marianna Di Nardo, autrice di quel libro, di pubblicare i loro nomi. Impegno mantenuto perché in appendice al Volume sono stati pubblicati, in due distinti elenchi, i nomi delle vittime del terrorismo e del dovere decedute.