L’importanza della MEMORIA per Papa Francesco e il Presidente della Repubblica Mattarella

Recentemente, e a distanza di un giorno l’uno dall’altro, Papa Francesco (10 maggio a Loppiano) e il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella (9 maggio al Quirinale) hanno voluto sottolineare l’alto valore etico e l’importanza per il genere umano della MEMORIA.

“Quando un uomo o una donna chiude la chiave della memoria, incomincia a morire. Se tu non hai memoria, sei uno sradicato, una sradicata, non ci saranno dei frutti. Memoria: questa è la cornice della vita””””, è il messaggio di Papa Francesco.

Non da meno Il Presidente Mattarella: “ la Memoria è segno autentico di una comunità che ricorda gli eventi, lieti o dolorosi, che ne hanno attraversato la vita, che sa guardare al futuro proprio perché capace di collegarsi alle proprie radici e di condividere, attraverso momenti difficili e anche dolorosi, un’ideale di persona e di giustizia”.

Papa Francesco ha ricordato come nella Lettera agli Ebrei si legga: «Richiamate alla memoria quei primi giorni: dopo aver ricevuto la luce di Cristo, avete dovuto sopportare una lotta grande e penosa […]. Infatti […] avete accettato con gioia di essere privati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e duraturi. Non abbandonate la vostra franchezza – la vostra parresia, dice -, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza – di hypomoné, è la parola che usa, cioè portare sulle spalle il peso di ogni giorno -, perché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso» (10,32-36). Sono due parole-chiave, ma nella cornice della memoria. Quella dimensione “deuteronomica” della vita: la memoria. Quando, non dico un cristiano, ma un uomo o una donna, chiude la chiave della memoria, incomincia a morire. Per favore, memoria. Come dice l’autore della Lettera agli Ebrei: «Richiamate alla memoria quei primi giorni…». Con questa cornice di memoria si può vivere, si può respirare, si può andare avanti, e portare frutto. Ma se tu non hai memoria… I frutti dell’albero sono possibili perché l’albero ha delle radici: non è uno sradicato. Ma se tu non hai memoria, sei uno sradicato, una sradicata, non ci saranno dei frutti. Memoria: questa è la cornice della vita.

Il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella: “Memoria di chi ha pagato con la vita la crudeltà del terrorismo, di chi ha servito le istituzioni e la nostra società, non cedendo al ricatto e alla paura, di chi ha tenuto alta la dignità, divenendo così testimone della libertà di ciascuno di noi. Ed è proprio la memoria a suscitare solidarietà. Anzitutto nei confronti dei familiari delle vittime, la cui sofferenza, tante volte, è stata aggravata da difficoltà materiali e da quotidiani sacrifici. Ad essi desidero far sentire la mia personale vicinanza, e quella delle istituzioni, consapevole che i sentimenti, che tutti noi oggi esprimiamo, nascono da un senso profondo di umanità e dalla comune coscienza civile. Questo Giorno vuol essere segno autentico di una comunità che ricorda gli eventi, lieti o dolorosi, che ne hanno attraversato la vita, che sa guardare al futuro proprio perché capace di collegarsi alle proprie radici e di condividere, attraverso momenti difficili e anche dolorosi, un’ideale di persona e di giustizia. Il nostro Paese è stato insanguinato, dalla fine degli anni Sessanta, da aggressioni terroristiche di differente matrice, da strategie eversive messe in atto, talvolta, con la complicità di soggetti che tradivano il loro ruolo di appartenenti ad apparati dello Stato, da una violenza politica che traeva spinta da degenerazioni ideologiche, persino da contiguità e intrecci tra organizzazioni criminali e bande armate. Tante, troppe persone sono state assassinate barbaramente e vilmente. Tanti nostri concittadini sono stati colpiti, feriti, hanno portato e portano ancora i segni di quella insensata brutalità. Donne e uomini delle forze dell’ordine, professori, studenti, magistrati, giornalisti, uomini politici, dirigenti d’azienda, commercianti, operai, sindacalisti, militari, amministratori pubblici. Sono divenuti bersaglio perché individuati come simboli, oppure perché l’odio ha preso la forma del desiderio di annientamento, del messaggio trasversale di morte. La logica criminale – e non poteva essere altrimenti – alla fine si è impossessata anche del più ideologico dei gruppi terroristici. I familiari delle vittime hanno dato un grande contributo per avviare la nostra società a una ricostruzione che svelasse le responsabilità, le possibili connessioni con interessi esterni al nostro Paese, le complicità, i disegni e gli obiettivi criminali. La sofferenza dei familiari è stata tradotta, nelle Associazioni a cui hanno dato vita, nell’impegno civile che ha aiutato la crescita di una consapevolezza collettiva. Non dimenticare significa anche fare i conti con questa storia che ha attraversato la vita della Repubblica e ha messo a dura prova quella costruzione democratica che il popolo italiano è riuscito a erigere dopo la Liberazione e che la Costituzione ha reso un patrimonio di valori, non soltanto di norme giuridiche. Non pochi di coloro che hanno seminato morte e violenza hanno finito di scontare la loro pena, e dunque hanno avuto la possibilità di reinserirsi nella società. Le responsabilità morali e storiche tuttavia non si cancellano insieme a quelle penali, e ciò impone un senso di misura, di ritegno, che mai come a questo riguardo appare indispensabile. Ci sono stati casi, purtroppo, in cui questa misura è stata superata, con dichiarazioni irrispettose e, talvolta, arroganti, che feriscono e che, insidiosamente, tentano di ribaltare il senso degli eventi, di fornire alibi di fronte alla storia. Questo non può essere consentito”.

Servizio di Franco Mariani