CHI HA UCCISO I SERVITORI DELLO STATO
PAGHI SENZA SCONTI !
BASTA CON INDULTO E AMNISTIA SI E’ PASSATO IL COLMO DELLA MISURA
E’ apparso sul quotidiano “ROMA” di Napoli del 17 marzo 2007 un’intervista all’ex presidente della Provincia napoletana, Amato Lamberti.
Nel corso dell’intervista il predetto si è espresso in termini a dir poco offensivi nei confronti delle famiglie delle vittime del terrorismo, con affermazioni del tipo:” i familiari delle vittime non si ergano a giudici….probabilmente avrebbero voluto qualcosa, che so, una statua, o qualche strada intitolata….cosa avrebbero voluto, che fossero uccisi i colpevoli di reati ?”.
Il tutto in un intervento che aveva espresso intento apologetico riguardo la presenza di Curcio a Napoli in qualità di conferenziere per la sua casa editrice.
Questo intervento ci sembra davvero il colmo della misura.
Se poi ad esso aggiungiamo la proposta di chiudere un periodo, che tanti lutti ha causato, con l’amnistia, davvero siamo senza parole ! Come si può chiudere un periodo se non si sanno ancora chi sono gli assassini, non sono state dette verità e molti sono ancora latitanti?
Abbiamo subito impotenti ed inermi la prima fase della lotta armata a fini eversivi e ne abbiamo pagato il prezzo con il sangue dei nostri cari.
Abbiamo subito impotenti ed inermi la seconda fase dell’eversione nelle aule di giustizia, nel corso della quale è stata creata l’equazione “verità contro sconti di pena”: abbiamo visto pentiti, dissociati, irriducibili. E’ stato consentito loro di graduarsi la pena in funzione persino delle necessità di ognuno, e la casistica è infinita. Abbiamo visto creare ben 13 leggi a loro favore!
Ci hanno fatto passare per irriducibili forcaioli, attribuendoci la colpa di non aver voluto aderire all’ideale cristiano del perdono, quando invece si trattava di uno strumento di redenzione della colpa che nessuno di noi poteva amministrare.
Siamo oggi al culmine della terza fase, fase per vero che già da un pezzo è cominciata.
Agli ex terroristi vogliono attribuire o attribuirsi la qualità di intellettuali, proponendosi come portatori di opinioni giuste e verità sacrosante; vogliono pretendere, loro, di insegnarci quali siano i veri fondamenti della democrazia e della convivenza civile.
Noi dovremmo accettare passivamente queste presunte verità, permettendo che l’opinione pubblica di questo Paese dimentichi i fatti ?
L’operazione è fine, sottile. E il pericolo è alto.
Dimenticare, cancellare i fatti con un subdolo colpo di spugna, questo vogliono fare.
Quando invece l’unico fatto, certo ed incontrovertibile, è l’assassinio di mezzo migliaio di persone ed il ferimento di tanti altri.
Questa è stata l’ unica vera certezza della pena che solo noi e i nostri morti abbiamo dovuto subire!
Abbiamo apprezzato e plaudito all’autorevole intervento del Capo dello Stato, che ha chiesto per noi rispetto: ha detto senza mezzi termini che è ora di finirla.
Ma non è bastato.
La nostra Costituzione fissa un principio, indefettibile: la pena deve tendere alla rieducazione del condannato.
Per principio, alla rieducazione non può fare seguito la santificazione.
Ciò significa, a nostro avviso, che chi è stato condannato per reati di sangue e di eversione dell’ordine democratico non può uscire di galera, ammesso che ne abbia mai scontato in proporzione alle colpe commesse, ed assumere il ruolo di intellettuale, di deputato o quant’ altro propugnando le idee che hanno sorretto le azioni per le quali è stato condannato.
Questa è apologia. Apologia del terrorismo.
Anche questo è un fatto.
Noi ci opponiamo. Continueremo ad opporci con tutte le nostre forze.
La memoria dei caduti degli anni di piombo di questo Paese non può essere ulteriormente vilipesa e dileggiata.
Non ci possono gabellare le loro verità.
La verità è una sola, ed è in parte scritta nelle condanne irrogate a carico di questi soggetti.
E’ una verità parziale, forse solo ancora un principio di verità, perchè ancora molto rimane da scoprire e disvelare.
Ma è l’unica certezza, l’unico punto fermo, l’unico dato di fatto incontrovertibile che abbiamo, e lo difenderemo.
Siamo ormai una rete, siamo un muro, certo non di gomma, siamo all’erta, vigili, li teniamo d’occhio.
Non vogliamo, non dobbiamo, non possiamo abbassare la guardia.
Non lo faremo, in memoria dei nostri cari.
Che ci provino, adesso, a mettere a tacere anche noi.
Il Consiglio Direttivo, Il Presidente e tutti i soci di Memoria,
associazione familiari Forze dell’Ordine e Magistrati assassinati dai terroristi.
e
Lorenzo Conti
figlio dell’ex Sindaco di Firenze , Lando, assassinato dalle BR 20 anni fa