Presidente Napolitano: “stagione terrorismo,stagione terribile da non dimenticare”

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Intervento del Presidente Napolitano all’incontro con una rappresentanza di allievi degli Istituti di formazione della Polizia nel 162° anniversario di costituzione della Polizia

Innanzitutto vorrei dare atto al Capo della Polizia, prefetto Pansa, degli sforzi che sta compiendo, dei risultati che sta ottenendo e dei propositi che oggi ha espresso: e in particolare, l’impegno a sancire nuove regole di comportamento per i reparti e gli agenti in servizio di ordine pubblico è, a mio avviso, un annuncio molto significativo. Il dottor Pansa ha perfettamente ragione : ci troviamo di fronte a sviluppi nuovi delle minacce e delle sfide per l’ordine pubblico e per la sicurezza dello Stato e dei cittadini. Mi sembra giusto a questo proposito fare un richiamo alla legge n.121 del 1981, la storica legge di riforma della polizia che fece della Polizia un Corpo non più a ordinamento militare ma civile, perché in quella legge si dice con straordinaria chiarezza che la funzione fondamentale delle forze di polizia, in particolare della Polizia di Stato, è quello di tutelare l’esercizio delle libertà e dei diritti dei cittadini, dei diritti civili, dei diritti sociali, quali sono in linea di principio sanciti in Costituzione e quali sono riconosciuti dalle leggi.

Questo credo che si debba non solo averlo in mente ma ricordarlo e farlo comprendere a tutti, questo è un vostro fondamentale compito. E naturalmente i diritti dei cittadini si devono difendere contro chi ne minaccia l’esercizio, contro i violenti, contro coloro che sono portatori dell’illegalità e addirittura di comportamenti, se non di disegni, a sfondo terroristico, eversivo. Questa è purtroppo la realtà di oggi.

Abbiamo vissuto, con i più anziani di voi, la stagione del terrorismo: è stata una stagione terribile e non bisogna mai dimenticare come abbiamo vinto quelle battaglie. Perché non bisogna solo ricordare le prove e i prezzi pagati, prezzi molto cari anche in termini di vite umane, per gli appartenenti alle forze di polizia, alle Forze Armate, alle istituzioni, alla politica : furono in quegli anni colpiti appartenenti a tutte quelle diverse sfere della società e dello Stato. Ma quella battaglia fu vinta perché ci fu una grande coesione nazionale e ci fu un grande sostegno all’azione di quanti combattevano e puntavano a reprimere e a sconfiggere il terrorismo. E ci si riuscì, questa rimane una pagina molto bella della storia della Repubblica italiana.

Ma oggi abbiamo qualcosa di diverso: da un lato dobbiamo constatare che c’è una crisi economica che è diventata anche una crisi sociale molto acuta, molto pesante (abbiamo quasi toccato la soglia del 13% come tasso di disoccupazione : 3 milioni di disoccupati, tassi elevatissimi di disoccupazione giovanile, e tutti questi dati negativi sono ancora più negativi e pesanti nelle regioni del Mezzogiorno). Di fronte a questo malessere dobbiamo dire che c’è stata, nell’insieme, una non rassegnazione ma un’auto-accettazione responsabile dei vincoli in cui anche l’azione pubblica è stata posta dalla crisi nel nostro come in altri paesi. Però le immagini ricorrenti di certe piazze fatte oggetto di azioni distruttive (basti pensare a quello che è successo in Grecia, ad Atene) e le immagini che abbiamo visto anche in altre capitali europee, in Italia non le abbiamo viste. Non possiamo quindi considerare certe manifestazioni di illegalità in questi ultimi anni come espressione di una autentica protesta sociale : questa si è da noi sempre contenuta in limiti compatibili con l’ordine pubblico e con la legge. Inoltre, non abbiamo nemmeno più, come si ebbe negli anni lontani che precedettero il terrorismo, un qualche movimento di contestazione diffuso tra le giovani generazioni come quello che poi negli anni ’70, entrò in conflitto, in vero e proprio scontro armato con le forze rappresentative dello Stato.

Oggi abbiamo però dei focolai di violenza e dei nuclei di aggressività che sono molto pericolosi e che, in ultima istanza, rappresentano una minaccia per tutto l’ordinamento. Poi concretamente, di volta in volta, essi rappresentano una minaccia per i cittadini di Roma, per i cittadini di Torino, e così continuando. Voi avete quindi un compito molto delicato, molto difficile, in prima linea voi e le altre forze di polizia a competenza generale.

Qui apro una parentesi, perché è un altro argomento di attualità: in tutti i campi dell’azione pubblica e in tutti i capitoli di spesa del bilancio dello Stato occorre intervenire con delle misure di risparmio e razionalizzazione: anche, quindi, nel guardare al dato che è caratteristico del nostro paese – e mi permetto di aggiungere a scanso di equivoci, un dato insopprimibile – cioè la pluralità delle forze di polizia, una forza di polizia a ordinamento militare e una forza di polizia a ordinamento civile come grandi forze a competenza generale, così come accade anche in Francia e Spagna. Molto c’è da fare però per rendere efficiente il coordinamento, per mettere in comune servizi e mezzi in maniera da razionalizzare e risparmiare. Queste grandi forze di polizia, nel loro insieme, come anche nella loro distinzione e nella loro collaborazione, sono il presidio più prezioso di cui dispone lo Stato e di cui, torno a dirlo ancora una volta, dispongono i cittadini per la loro sicurezza e per il libero esercizio dei loro diritti.

Quindi guai ad alimentare – e c’è chi tende a farlo – un clima di diffidenza nei confronti delle forze di polizia e specificamente della Polizia di Stato, specie viste nel momento del loro impiego in servizio di ordine pubblico. Alimentare questa diffidenza, se non avversione, è veramente un danno molto grave che si reca alla vita democratica del paese, che si reca al nostro edificio istituzionale, ed è dovere del governo, delle istituzioni, delle forze politiche, dell’informazione scritta e televisiva reagire a questi atteggiamenti che comunque serpeggiano. Forse serpeggiano meno dove è più frequente ed è più virulento l’attacco delle forze dell’illegalità e della violenza (penso anche a quello che è accaduto qualche giorno fa a Torino). Oltretutto abbiamo qualcosa di abbastanza nuovo, cioè l’attacco di queste milizie, di queste frange armate, di queste frange aggressive non solo nei confronti di certi obbiettivi specifici (pensiamo alla famosa linea TAV), non solo nei confronti dell’istituzione forze di polizia, forze di sicurezza dello Stato, ma nei confronti di singoli partiti politici, qualcosa che però fa capire meglio come si debbano – da parte di tutte le forze politiche e parlamentari – considerare inaccettabili, inammissibili, di fronte alla necessità di reprimere le presenze violente nelle piazze o negli stadi. Chi si presenta con le spranghe, chi si presenta con le bombe-carta, chi attacca, e attacca senza scrupolo anche sapendo di poter colpire molto gravemente, e chi incendia e devasta : su questo ci deve essere una intransigenza assoluta, un rigore di cui voi siete l’espressione più importante e nello stesso tempo più esposta. E meritate, le forze di polizia meritano, il riconoscimento e rispetto che la grande maggioranza degli italiani nutre per loro, come si vede anche quando si studiano gli indici di fiducia, gli indici di consenso nei confronti delle istituzioni, della politica e così via, e viene riconosciuto quel che è giusto riconoscere alle forze di polizia.

Anche quando c’è un comportamento scorretto, un comportamento abusivo di singoli appartenenti a corpi di polizia e si interviene sulla base di regole anche più chiare e vincolati, ed è giusto nell’interesse del corpo intervenire per sanzionare quei comportamenti, mai questo fatto può oscurare il rispetto che è dovuto, il riconoscimento che è dovuto, alla schiacciante maggioranza degli appartenenti alle forze di polizia e all’istituzione Polizia di Stato in quanto tale.

Questo volevo dirvi e volevo però invitarvi tutti – e attraverso voi mi rivolgo a una platea molto più ampia di servitori dello Stato in divisa della Polizia di Stato – a non alimentare in voi stessi alcun sentimento di vittimismo come se foste abbandonati, non sufficientemente sorretti da tutte le forze responsabili dello Stato e della società : non dovete avere complessi di questo genere.

Sapremo reagire, lo faccio io stesso in questo momento, a polemiche indiscriminate nei vostri confronti. Ma quando qualcuno si erge malamente a vostra difesa non è ciò di cui avete bisogno. Voi avete bisogno di una convinta, seria e forte rivendicazione di rispetto per il lavoro che svolgete e per il sacrificio che compite.
So benissimo che tra i sacrifici che state compiendo sono molto seri i sacrifici di carattere economico e su questo spero che si possano – anche se la condizione finanziaria generale del Paese è quella che è – riaprire quei capitoli che è assolutamente giusto cercare di aprire. Se avremo, come contiamo di avere – e si sta operando in questo senso da parte del governo, del Parlamento, anche con provvedimenti di riforma – una ripresa dell’attività economica, dell’attività produttiva, dei consumi, si creeranno anche maggiori possibilità di riconsiderare esigenze vitali per voi e per le vostre famiglie.

Con questo spirito ringrazio vivamente il dottor Pansa, questo è il primo, per lui, di una serie di anni da Capo della Polizia (non mettiamo limiti alla divina provvidenza!) Importante è fare seriamente il vostro lavoro, dal vertice (che non è solo nella persona del Capo della Polizia, ma nel collettivo che dirige la forza di polizia) a tutte le articolazioni territoriali della vostra organizzazione che è, ripeto ancora, un’istituzione preziosa al servizio dello Stato e dei cittadini.

Palazzo del Quirinale, 07/05/2014