9 maggio 2010: 3 Giornata Nazionale Memoria Vittime Terrorismo – prima parte

Si è svolta questa mattina al Palazzo del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, la cerimonia di commemorazione del terzo “Giorno della memoria”, giornata nazionale dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice, condotta da Benedetta Tobagi.

In apertura è stato proiettato un video tratto dalla rielaborazione del documentario “Vittime”, realizzato in collaborazione con l’Aiviter (Associazione Italiana Vittime del Terrorismo), il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Direzione Generale Cinema, Rai Cinema, Rai Teche, Offside Film e l’Associazione Vittime 2 agosto 1980.

Sono intervenuti, Sonia Zanotti in rappresentanza dell’Associazione dei parenti delle vittime della strage di Bologna; Fortuna Piricò vedova Davì per l’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Ustica; Alessandra Galli, figlia del magistrato Guido Galli; Silvia e Federico Evangelista, figli del brigadiere di polizia Francesco Evangelista; e la professoressa Ilaria Moroni che ha presentato l’iniziativa: “La rete degli archivi per non dimenticare”, promossa da Agnese Moro.

Il Presidente Napolitano ha quindi pronunciato il discorso commemorativo del “Giorno della memoria”.

Erano presenti, con i familiari delle vittime del terrorismo e i rappresentanti delle loro Associazioni, il Vice Presidente del Senato della Repubblica, sen. Emma Bonino, l’on. Renzo Lusetti, in rappresentanza della Camera dei Deputati, il Ministro della Giustizia, on. Angelino Alfano, il sottosegretario di Stato all’Interno, sen. Francesco Nitto Palma, il Prof. Franco Gallo per la Corte costituzionale, la Presidente dell’Associzione “Memoria”, signora Mariella Magi Dionisi e numerose autorità civili e militari.

INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO

Signor Presidente della Camera,
Signori rappresentanti del Senato e della Corte Costituzionale,
Signori Ministri,
Cari amici che siete qui in rappresentanza di tante famiglie ferite a cui lo Stato democratico deve sempre e in concreto restare vicino,

Rivolgo il mio saluto, sempre memore e grato, a tutti i famigliari delle vittime del terrorismo e delle stragi; un particolare saluto e omaggio ai famigliari di Aldo Moro, il ricordo del cui sacrificio rimane inciso nella stessa data di questo Giorno della Memoria.

Un grazie, innanzitutto, a Benedetta Tobagi : per la collaborazione che ci ha prestato nello svolgimento della cerimonia di questa mattina, e per il bellissimo dono che ci ha fatto, per il prezioso contributo che ha dato alla nostra causa comune, con il libro “Come mi batte forte il tuo cuore”. Vedete, la memoria delle vittime del terrorismo – di quella lunga, sanguinosa stagione – si coltiva in molti modi, privati e pubblici, tutti ugualmente apprezzabili. Ma quanti riescono a raccontare le storie di vita e di sacrificio dei loro cari, iniquamente e precocemente perduti, arricchiscono il nostro sforzo collettivo di una singolare capacità di comunicazione, di coinvolgimento emotivo, di vibrazione umana : che apre l’animo di tanti, pur lontanissimi dal mondo delle vittime del terrorismo e dei loro famigliari, alla comprensione intima di quel mondo e alla lezione di quei tragici eventi.

Chi riesce a scrivere, o a raccontare per immagini, la storia, poniamo, del proprio padre ucciso dai terroristi di un gruppo o dell’altro, rende un servigio alla memoria di tutte le vittime, anche le meno note, le più umili.

Perciò ringrazio Benedetta, per la cura con cui ha raccontato la storia di Walter Tobagi, del suo impegno civile e delle sue vicende e battaglie professionali, che è poi storia di un periodo difficile della vita politica italiana, anch’esso ricostruito con sapienza e schiettezza fin nei suoi aspetti più complessi e delicati. Una storia – nel libro che è anche denso di introspezione autobiografica e di riflessione culturale – ripercorsa con cura e con amore, come altre – come la storia del maresciallo Berardi raccontata dal figlio nel libro che mi ha appena consegnato. E penso alla storia del magistrato Guido Galli, affidata a un fitto mosaico di testimonianze scritte, a un bel filmato “La sua speranza è viva”, e qui, oggi, alle intense parole della figlia Alessandra; o a quella dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, pubblicata dal figlio Umberto un anno fa, a trent’anni di distanza da quell’assassinio di marca mafiosa ed eversiva; o a quella del professor Ezio Tarantelli – assassinato dalle Brigate Rosse nel 1985 – raccontata per immagini, di grande efficacia cinematografica, dal figlio Luca in “La forza delle idee”.

L’amore per il padre, in diversi casi appena conosciuto, è il sentimento che accomuna tanti famigliari di vittime del terrorismo, che s’intreccia con l’amore e l’atroce dolore dei genitori e delle mogli, e diviene una sorta di passaggio di testimone verso generazioni più giovani di quelle delle vittime.

Grazie, dunque, a quanti sono riusciti a dare questi contributi, belli ed eloquenti anche letterariamente, e agli altri che hanno parlato questa mattina, a Silvia Evangelista, figlia di Francesco – Vice Brigadiere di Pubblica Sicurezza – a Sonia Zanotti e a Fortuna Piricò vedova Davì, che ci hanno riportato alle tragedie delle stragi di Bologna e di Ustica di cui dirò tra breve.

“Quello del 1980” – ha detto aprendo la cerimonia Benedetta Tobagi – “è un bilancio di morte scioccante, che toglie il respiro. 36 vittime di atti di terrorismo individuale, rosso e nero, 85 vittime della strage di Bologna, 81 della strage di Ustica”. In certe settimane, la folle furia terroristica colpiva quotidianamente : il 16 marzo, a Salerno, Nicola Giacumbi, magistrato ; il 18 marzo, a Roma, Girolamo Minervini, magistrato ; il 19 marzo, a Milano, Guido Galli. Uomini di legge : come, in quello stesso anno, anche Mario Amato, a Roma, e prima, il 12 febbraio, Vittorio Bachelet, alla cui straordinaria figura abbiamo mesi fa reso omaggio, insieme con il Consiglio Superiore della Magistratura, nell’Aula Magna dell’Università “La Sapienza”.

Tanti colpi mortali furono sferrati, nell’orribile 1980 contro servitori dello Stato e uomini semplici, tutti vittime innocenti di ciechi disegni distruttivi : il generale dei Carabinieri e la guardia giurata, il dirigente di azienda e il tipografo – per odio politico perfino la casalinga e il cuoco. Li ricordiamo con commozione tutti – i loro nomi li abbiamo iscritti due anni fa nell’albo della memoria che abbiamo dedicato loro – e ci stringiamo con affetto a tutti i famigliari.

Ho voluto mettere l’accento sul sacrificio di uomini di legge, per sottolineare come da magistrati, avvocati, docenti di diritto venne un contributo peculiare di fermezza, di coraggio e insieme di quotidiana serenità e umanità nello svolgimento di una funzione essenziale per poter resistere all’ondata terroristica e averne ragione : la funzione dell’amministrare la giustizia secondo legge e secondo Costituzione, sempre, contro ogni minaccia e ogni prevaricazione. Ed è bello poter additare ad esempio per i giovani che entrano in magistratura figure come quella di Guido Galli, e vedere le figlie raccoglierne l’impegno, allo stesso modo in cui Umberto Ambrosoli ha raccolto l’impegno di avvocato del padre Giorgio, e in cui i figli del Vice Brigadiere Evangelista indossano la stessa divisa di polizia del loro genitore.

L’altra considerazione a cui non si sfugge ricordando alcune delle personalità scomparse in quella notte della Repubblica che furono gli anni del terrorismo omicida, riguarda la gravità delle ferite subite dalla nostra comunità nazionale : maestri di diritto e di vita morale come Vittorio Bachelet, magistrati di altissima qualità come Guido Galli, economisti geniali come Ezio Tarantelli, quante energie preziose, ancora giovani, destinate a superare molte nuove prove, ha perduto l’Italia – un impoverimento che è stato, insieme con lo sconvolgimento della vita civile e della vita politica, il prezzo pagato dal nostro paese a quella deriva ideologica generazionale e a quei torbidi intrecci eversivi che espressero e alimentarono il terrorismo tra gli anni ’70 e ’80 dello scorso secolo.

Intrecci eversivi, nel caso di Ustica forse anche intrighi internazionali, che non possiamo oggi non richiamare – insieme con opacità di comportamenti da parte di corpi dello Stato, a inefficienze di apparati e di interventi deputati all’accertamento della verità – nel rivolgere la nostra solidarietà a chi ha duramente pagato di persona o è stato colpito nei propri affetti famigliari per effetto delle stragi degli anni ’80.

Tre lunghi decenni sono passati. Per il devastante attentato alla Stazione Centrale di Bologna, i processi si sono susseguiti fino all’aprile 2007, tra progressi nel ricostruire i fatti e individuare le responsabilità, battute d’arresto, ritorni indietro, sentenze definitive. Un iter tormentoso per quanti hanno atteso giustizia. Le ombre e i dubbi che sono rimasti hanno stimolato un nuovo filone d’indagine, dagli sviluppi ancora imprevedibili. E c’è chi come Sonia Zanotti ha vissuto questo trentennio con una ininterrotta ansia di giustizia e in un percorso dolorosissimo di sofferenze fisiche e psicologiche. Siamo accanto a lei come a tutti coloro le cui vite sono state spezzate da quell’inferno del 2 agosto 1980 ; e insieme sollecitiamo il governo a sciogliere i nodi che rendono ancora incerto e precario l’insieme dei diritti pure riconosciuti per legge a chi è sopravvissuto e ai famigliari delle vittime.

Vorrei che sentissero egualmente vicine le istituzioni i parenti delle vittime della strage di Ustica ; è stato giusto ascoltare la loro voce nel nostro incontro di oggi, anche perché tutti sappiano come comprendiamo il loro tenace invocare ogni sforzo possibile, anche sul piano dei rapporti internazionali, per giungere a una veritiera ricostruzione di quel che avvenne la notte del 27 giugno 1980.

Concludo. Persone della mia generazione, ritornando col pensiero al clima angoscioso di tensione anche sul piano politico e istituzionale di cui furono partecipi, fanno quasi fatica a rivivere quel che significò per anni l’interrogarsi sulle sorti – circondate allora di pesanti incognite – della democrazia e della nazione. L’Italia corse rischi estremi : ci dà forza il ricordarlo perché sapemmo uscirne nettamente, pur pagando quei duri prezzi che ho voluto richiamare, e avemmo così la prova di quanto profonde fossero tra gli italiani le riserve di attaccamento alla libertà, alla legalità, ai principi costituzionali della convivenza democratica, su cui poter contare.

Ebbene, quelle riserve vanno accuratamente preservate, ravvivate, e messe in campo nella situazione attuale del paese e del mondo che ci circonda. Dall’esterno dell’Italia, da diverse aree di crisi e di conflitto meno lontane dall’Europa di quanto magari non dica la carta geografica, giungono fino a noi gli echi del più cupo fondamentalismo, del rifiuto di ogni dialogo tollerante ed aperto tra sistemi di valori diversi, e giungono insieme le insidiosissime diramazioni del terrorismo internazionale. Anche il nostro paese non è esente da contagi e infiltrazioni di quel terrorismo ; l’impegno di vigilanza su tale versante dev’essere più che mai forte, congiungendosi con quello che esplichiamo con la partecipazione a missioni internazionali di garanzia della pace e della stabilità in aree di crisi tra le più esposte e difficili.

Nello stesso tempo, specie guardando ai problemi da affrontare anche in Italia su terreno economico e sociale in una fase che è stata e rimane critica per tutta l’Europa, è necessario tenere sempre alta la guardia contro il riattizzarsi di nuove possibili tentazioni di ricorso alla protesta violenta, e di focolai, non spenti una volta per tutte, di fanatismo politico e ideologico. No alla violenza e alla rottura della legalità in qualsiasi forma : è un imperativo da non trascurare in nessun momento, in funzione della lotta che si combatte, anche con importanti successi, contro la criminalità organizzata, ma più in generale in funzione di uno sviluppo economico, politico e civile degno delle tradizioni democratiche e del ruolo dell’Italia.

Sono convinto che anche questa sia la lezione che viene, che anche questo sia il contributo che può venire, da una sempre più ricca pratica della memoria della devastante esperienza del terrorismo italiano. Oggi salutiamo l’apporto di cui ci ha parlato, la rappresentante della “Rete degli Archivi per non dimenticare”, e salutiamo l’impegno di tutti voi, cari famigliari delle vittime. Non vi sentite mai soli, sappiate che non vi mancherà mai il nostro abbraccio affettuoso.